Siria: Trump, missili, criminali e sceneggiate

Gli americani lanciano missili come si fosse al tiro a segno. Parigi e Londra appoggiano. Intanto Israele massacra palestinesi a Gaza. Il teatrino degli irresponsabili.

Il presunto uso dei gas in Siria, oltre ogni ragionevole dubbio, non riguarda il governo di Damasco e tanto meno i russi.

Perchè? Il presidente al-Assad aveva già firmato il ritiro degli integralisti dall’area di Douma, per cui non c’era alcun motivo, nè logico nè militare, per ricorrere ad un sistema d’arma che avrebbe di certo scatenato reazioni. Come è successo.

Ma chi sono i cosiddetti ‘ribelli’ siriani? I giornali lo nascondono, ma in realtà si tratta di milizie islamiste armate ed addestrate da Washington e Londra e sostenute da una complessa rete di alleanze che vede coinvolti a vario titolo francesi, sauditi, israeliani, turchi e ricchi settori degli emirati arabi.

Molti osservatori continuano a collegare la guerra siriana al petrolio, ma questa tesi è riduttiva. Il conflitto in questione rientra paradossalmente tra le tragiche conseguenze della fine della guerra fredda.

La ‘confrontation’ tra Stati Uniti ed Unione Sovietica, tra Nato e Patto di Varsavia, come nelle intenzioni controfirmate nel febbraio del 1945 a Jalta dai vincitori della Seconda Guerra Mondiale, Franklin Delano Roosevelt, Winston Churchill e Iosif Stalin, divideva il mondo in due: da una parte i ‘capitalisti’, dall’altra i ‘comunisti’. Con la ‘fine’ di uno dei due imperi, quello sovietico, l’altro si è auto proclamato padrone assoluto del pianeta. E i guai sono aumentati.

Il disequilibrio ha liberato i ‘falchi’ a Washington (e nei Paesi satellite) e le conseguenze sono state il peggioramento della tragedia afghana, l’Iraq, la Libia, lo Yemen, la Siria, la penetrazione cinese in Africa, il caos in Sudamerica, i continui crimini del governo israeliano, la macelleria in quello che viene (genericamente) definito Medio Oriente. Ed altro ancora.

Tornando ai missili di Trump, May e Macron lanciati questa notte, appare chiaro come si sia trattato di una sceneggiata ad uso e consumo interno. Il presidente statunitense è nei guai, ha l’Fbi alle costole, rischia letteralmente la poltrona. Nelle stesse condizioni sono gli altri comprimari. Una è alle prese con una Brexit, che nei fatti sta demolendo l’economia del Regno Unito e l’altro è inseguito da scioperi di massa e da una crisi del suo modello di governo. Insomma, i leader delle tre principali potenze militari occidentali hanno bisogno di ‘confondere’ le rispettive opinioni pubbliche e così hanno scelto la strada di sempre: si prende un nemico comune, in questo caso i russi, e si costruisce l’odio di massa. Pochi giorni fa la bufala di Sergej Skripal e le espulsioni di diplomatici, altra tappa dello show. E questa pantomima scellerata del ‘Trio della morte’ continuerà ovviamente autorizzando ‘gli altri’, i russi, a reagire. Fino a quando?

Putin è sempre più forte e nonostante la crisi del mercato petrolifero possiede risorse immense e di conseguenza ricavi colossali. Il sistema post sovietico, ora ‘zarista’, ha rimesso in sesto i conti dello stato e gli oligarchi, i corrotti e la mafia sono sotto controllo. Quella che fu l’Armata Rossa, posta in liquidazione da Eltsin su ordine degli Usa, è rinata e sta riprendendo l’antica efficienza. L’uomo nero comunista ora è diventato l’orso bruno a capo della Madre Russia, ma rimane il nemico di sempre, con le sue pretese di bloccare lo strapotere occidentale nel mondo e soprattutto comanda non solo a casa sua, ma anche lì dove non dovrebbe.

I cinesi sono con Mosca, perchè la nuova potenza economica mondiale nei fatti deve cercare un alleato forte per vincere la sfida dei mercati. Pechino, a differenza dei competitors, non fa guerre, ma ‘compra’ i governi e li sostiene con montagne di denaro e di lavori pubblici in cambio di materie prime a buon prezzo. In questo modo i discendenti di Mao sono già i padroni dell’Africa. Putin e Xi Jinping votano insieme all’Onu, muovono insieme le loro navi da guerra, si dividono le aree di influenza, si scambiano informazioni segrete. Un ‘Duo’ intelligente, furbissimo e molto temibile per il ‘Trio’.

Uno degli obiettivi della Guerra del Golfo era quello di spostare il baricentro di controllo dell’area mediorientale collocato in Israele oltre, in Iraq, per controllare più da vicino gli iraniani e tamponare i confini della Russia. L’operazione è fallita, perchè Teheran nel 2003 ha reagito sostenendo la guerriglia irachena e bloccando gli Usa in un pantano irrisolvibile. Sette anni fa gli americani pensarono allora di far fuori al-Assad per ripetere il copione in Siria. Pensavano di liquidare il presidente in una settimana. Però anche in questo caso il tentativo è fallito. Iraniani e russi hanno aiutato il governo di Damasco e le milizie integraliste ‘anglo-americane’ e l’Islamic State alla fine sono stati sconfitti. Il prezzo di questo ‘giochetto’ è stato terribile: morti, profughi, un Paese raso al suolo.

Nello scenario siriano gli attori di sempre: i curdi, storici alleati di Washington e di Israele sin dai tempi della guerra irachena e della ‘No Flight Zone’, i sauditi, naturali avversari regionali dell’Iran ed i turchi, amici commerciali dei curdi ed allo stesso tempo loro acerrimi nemici politici e diventati con Erdogan sempre più vicini al radicalimo islamista. Nella compagnia di giro non mancano i ricconi degli Emirati, che con gli integralisti dialogano fraternamente. Ankara per una fase è stata alleata delle varie milizie e dello Stato Islamico e comprava petrolio in cambio di armi, poi quando i ‘fornitori’ sono stati battuti i turchi hanno subito invaso una parte della Siria per ripulirla dai compari di business coi quali va sempre bene far contrabbando, ma da sterminare se si tratta di politica.

E poi c’è Israele, il motore principale di questa insensata macchina di guerra. Tel Aviv non voleva lo spostamento del baricentro ai tempi della guerra del Golfo e per questo motivo ha accentuato il proprio ruolo di ‘gendarme della zona’. Bombarda l’Iran quando gli pare, organizza pasticci in Libano, Egitto, Libia, Siria e aiuta chiunque possa destabilizzare il quadrante, islamisti compresi. Più tutto è instabile più gli americani pagano il governo di Tel Aviv, regalano armi e permettono allo stato ebraico di sopravvivere. In una condizione di pace quel Paese non potrebbe mantenere i suoi standard di vita. Questo quadretto non piace a Teheran ed allora gli ayatollah armano Hamas e Hezbollah per pareggiare i conti.

La tragedia di Gaza rientra nel disastro. In queste ore le forze armate di Tel Aviv si divertono ad ammazzare civili palestinesi senza ritegno e senza che nessuno al mondo profferisca verbo. Hamas fa il suo lavoro e non è escluso che il Mossad, l’intelligence dello stato ebraico, abbia agito nella vicenda dei gas, cooperando con gli integralisti islamici però filo americani. Solo una settimana fa Trump aveva annunciato il ritiro dalla macelleria siriana (inventata da Obama) ed all’improvviso sono comparse ‘armi chimiche’ e ‘missili’. Nel frattempo c’è stata anche una incursione area dell’aviazione di Tel Aviv sull’Iran.

La politica internazionale è materia complessa e molto difficile da raccontare. Da anni i media occidentali rilanciano le notizie dopate di Washington e la stampa indipendente è quasi sparita. Si pensi che nel caso dei gas nessuno ha fornito prove visibili sulla loro esistenza, ma tv e giornali hanno dato per certo che gli eventi fossero reali. Trump, Macron e May hanno dichiarato di avere certezze, ma nell’epoca delle immagini si sono viste solo messe in scena patetiche.

L’azione di stanotte aveva, quindi, il solo scopo di agitare l’opinione pubblica negli Usa, in Francia e nel Regno Unito, ma nessuna valenza strategico militare. Parigi ha persino avvertito il Cremlino per conto di Trump e neppure sappiamo quanti missili siano stati lanciati, perchè la propaganda, da una parte e dall’altra del fronte, si è impossessata degli eventi e di inviati indipendenti non c’è traccia.

Tuttavia questo crimine di guerra, perchè tale è il lancio di missili su uno stato sovrano senza dichiarazione di guerra e senza una deliberazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ha mostrato per l’ennesima volta problemi molto seri.

  1. L’Onu è definitvamente in crisi.
  2.  Parigi, appoggiando l’azione, ha dato un ulteriore colpo all’Europa, perchè Macron ha agito ignorando i partner dell’Unione. Mogherini ha mostrato di essere inutile e Merkel si è detta ‘favorevole’, ma ‘non troppo’.
  3.  L’Italia è come se non ci fosse, con o senza governo. La nostra diplomazia non conta nulla e sono lontani i tempi di Andreotti, di D’Alema e persino di Craxi, politici che sapevano contare sulla scena mondiale.
  4. I progressisti ed il movimento pacifista latitano nel mondo, ma in Italia sono estinti. Nel nostro Paese si lascia a Salvini lo spazio per criticare la politica delirante di Trump e soci mentre Pd ed altre forze ‘de sinistra’ neppure fiatano sugli eventi. Su Gaza c’è un assordante silenzio, ma si fa mostra di una surreale ‘fedeltà atlantica’ nei confronti di un presidente Usa pericoloso ed irresponsabile.
  5. L’Informazione obiettiva è in ginocchio.

Finita la sceneggiata, stamattina, non c’è nessuno che si ricordi delle sofferenze dei civili siriani, massacrati a decine di migliaia, e neppure di quelli yemeniti, libici, afgani, iracheni, palestinesi. Tutti ‘puniti’ in nome di un potere che uccide ormai solo per sopravvivere.

Una risposta a “Siria: Trump, missili, criminali e sceneggiate”

  1. Chris Kleinbub dice:

    Mi togli le parole di bocca… purtroppo sembra che siamo solo in 3 a pensarla così, volendo in qualche modo includere Salvini. E questo rende la situazione ancora più triste…
    Comunque bravo!

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