Crisi di governo: è tutto Made in Italy?

Lo sconto tra superpotenze da tempo avvolge le elezioni nei Paesi chiave. E siamo decisivi nello scacchiere mondiale.

Il declino italiano, per paradosso, ha restituito all’ex Belpaese un ruolo strategico di rilievo. Terza economia del vecchio continente, gigantesca portaerei nel centro del Mediterraneo, primo stato occidentale di peso ad avere in Parlamento una maggioranza di eletti nazionalisti, post fascisti e populisti. Ed una opposizione inesistente.

La caduta del Muro di Berlino ha solo temporaneamente sospeso la Guerra Fredda. Con l’ammanairsi della bandiera rossa, Washington ha tentato di costruire la sua egemonia assoluta nel mondo, ma Mosca e Pechino hanno reagito ed oggi il pianeta sta vivendo un assetto tripolare nel quale a prevalere è l’accordo economico-militare tra Russia e Cina.

Nell’era digitale la ex Unione sovietica ha una straordinaria potenza di fuoco : i suoi programmatori informatici sono i migliori, il suo sistema di server è imbattibile. Il colosso comunista asiatico, invece, sta divorando le economie occidentali e presto sarà il Paese più ricco.

Gli americani hanno paura, la crisi di identità degli States ha portato un ‘outsider’ alla Casa Bianca, anticipando il processo che anche altrove sta trasformando le leadership storiche in un ‘altro’ ancor non ben definito. Gli schemi si sono rotti nel Regno Unito con la Brexit, in Francia con Macron ed a Berlino Merkel resiste grazie alla sua straordinaria intelligenza politica, ma è evidente come anche la Germania Federale rischi un triplo salto mortale alle prossime elezioni.

A Mosca e Pechino invece regna la calma. Putin, al suo quarto mandato, si è appena fatto rieleggere con un plebiscito fino al 2024 mentre Xi Jinping ha rifomato la Costituzione ed è diventato presidente a vita.

L’occidente e l’Europa sanno che un solo alito di vento potrebbe far crollare il castello di carte, aprendo un processo imprevedibile di mutamenti d’assetto in tutti i campi, da quello militare a quello economico a quello sociale.

Salvini è un post fascista e un amico del nazionalismo di Putin mentre Grillo, Casaleggio ed il M5S sono molto fragili, hanno consenso ma non possiedono una classe dirigente di qualità e per questo sono facilmente manovrabili. Per altro in passato non hanno nascosto le loro simpatie filo russe.

Per destabilizzare un Paese la prima condizione necessaria è che il caos si sviluppi in modo esponenziale, consentendo la crescita della paura e della instabilità finanziaria. Insomma, se non c’è incertezza non c’è cambiamento. “Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente” diceva Mao Tse-Tung.

Il passaggio dell’Italia dalla sfera di influenza americana a quella russa o anche un inedito ‘non allineamento’ del nostro Paese provocherebbe uno spostamento del baricentro geopolitico globale di impatto strordinario.

A Mosca, Washington e Pechino lo sanno bene. Guardano e aspettano o qualche manina sta soffiando sul fuocherello italico per farlo diventare incendio?

Il disordine nel quale la crisi politica si dibatte è la conseguenza di una incapacità assoluta di Salvini e Di Maio a gestire la situazione (aiutati generosamente da tutti gli altri leader e da una stampa di bassa qualità), ma per qualcuno potrebbe essere una straordinaria occasione per mettere le mani dove fino a ieri tutto sembrava intoccabile.

Produrre instabilità costa moltissimo, in denaro. Il cittadino medio ignora che le operaazioni di destabilizzazione politica sono complesse macchine che riguardano la finanza, i media, le classi dirigenti, i sindacati. Articolati piani operativi studiati per mesi da specialisti tanto fantasiosi quanto oscuri.

L’elezione di Trump alla Casa Bianca, la scoperta del lavoro certosino di Cambridge Analytica, il ruolo di Mark Elliot Zuckerberg ed il radicale cambio di rotta del gigante Facebook dovrebbero far riflettere. Per non parlare di Wikileaks, dei segreti svelati degli hacker della Cia o di quelli che riguardano i loro colleghi russi.

Salvini vuole senza fraintedimenti imporre un modello totalitario, presidenzialista e post fascista in Italia. Di Maio ed il M5S, con la fesseria che destra e sinistra non esistono più, sono dei fantastici ‘utili idioti’ per realizzare il Piano. Un ‘nuovo capo’ nazionalista e anti Unione europea in Italia piacerebbe più alla Casa Bianca o più al Cremlino?

Il lettore non sa che un presidente del Consiglio ed alcuni ministri chiave devono possedere le credenziali di sicurezza per poter accedere ai segreti di stato, per essere messi a conoscenza delle parti segrete dei trattati firmati dall’Italia con alleati ed altri stati e soprattutto debbono poter partacipare alle decisioni della Nato senza il pericolo di mettere in difficoltà l’Alleanza militare.

Il presidente della Repubblica, oltre ad essere il garante della Costituzione ha anche il compito di cautelare i nostri alleati sull’affidabilità dei governanti italiani. Salvini, Di Maio, Savona… non viene in mente neppure un piccolo dubbio?

Questa crisi, la più confusa nella storia della Repubblica, ha già devastato una prassi costituzionale che aveva superato tentativi di golpe, terrorismo, corruzione ed ‘eccentricità elevate’ di alcuni inquilini del Quirinale. E non si dimentichi che Mattarella prima di essere eletto era giudice della Corte Costituzionale. Insomma uno che la Carta la conosce bene.

Una presidenza della Repubblica indebolita è il presupposto indispensabile per favorire i cambi di rotta ed il nostro è un Paese da sempre fedelissimo al suo interlocutore privilegiato dall’altra parte dell’oceano.

I giornalisti italiani, provinciali e poco attenti, non maneggiano molto la politica internazionale e sono più interessati  ai retroscena ed ai pettegolezzi che alla sostanza dei fatti.

Però in questo momento l’opinione pubblica italiana è in uno stato mentale ed emotivo perfetto per chi vuole mescolare le carte. Arrivare a questo stadio ideale non è facile.

Vedremo solo tra qualche anno se dietro le quinte una abile équipe di manovratori si è preso gioco, come altre volte è accaduto, della nostra democrazia.

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