Qualche domanda sui gas siriani

Dopo i bombardamenti di Usa, Francia e Regno Unito i media italiani si affannano nel descrivere uno scenario che non rappresenta per nulla la realtà.

La memoria non è molto amata dai miei colleghi, così oggi vorrei ricordare, a proposito della Siria, che fino a questo momento, 14 aprile 2018, gli ispettori dell’Opcw, ovvero l’Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons, Premio Nobel 2013, non hanno diffuso alcun comunicato sull’uso di armi chimiche da parte del governo di Damasco.

Sono stato un testimone della guerra in Iraq, scrivendone dall’Italia e poi da quel Paese. Ricordo la mia amicizia in quegli anni terribili con mons. Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad dei Latini, e le lunghe conversazioni con lui che mi spiegava la situazione interna di quello sfortunato e meraviglioso posto del mondo.

Anche allora tutto cominciò con la questione delle ‘armi di distruzione di massa’. Di questo parlavano i giornali, anche se i più esperti sapevano bene cosa si nascondesse dietro la campagna di Bush e soprattutto del suo vice, Dick Cheney.

Gli ispettori dell’UNSCOM e quelli dell’IAEA cercavano e non trovavano e scrivevano comunicati su comunicati che però molti giornalisti ‘interpretavano’ per avvalorare la balla della Casa Bianca.

Scott Ritter, capo della UNSCOM, in una intevista ha raccontato che tra il 1993 e il 1998 gli ispettori dell´ONU si avvalsero della collaborazione di squadre speciali della CIA e di geofisici dei servizi segreti americani per effettuare le ricerche. “Io seguii tutte le piste indicatemi dai distinti servizi di spionaggio e fino al 1998 non trovammo una sola di queste fabbriche”, ha spiegato l’investigatore delle Nazioni Unite.

Adesso ci risiamo. Si convoglia l’attenzione su un fatto, si costruisce consenso ed in questo modo si può agire indisturbati.

A denunciare l’uso dei gas in Siria è stata una organizzazione, i White Helmets, fondata da un ex capo dell’Intelligence britannica, James Le Mesurier, attivo in passato in Kosovo, Bosnia e Iraq, scenari di guerra dove le notizie false (fake news) sono state parte determinante per gli interventi militari occidentali.

Perchè nessun collega oggi scrive un rigo su tutto questo? Perchè nessuno collega il ‘caso Sergej Skripal’ al ‘dossier siriano’? Perchè nessun ‘esperto’ si chiede come sia possibile che uno dei più efficaci servizi segreti del mondo, l’FSB russo, utilizzi per uccidere a Londra un ex spia doppiogiochista in pensione e senza alcun ruolo di peso un tipo di gas nervino prodotto solo in Unione sovietica, giusto per farsi scoprire? E come mai un governo guidato da un ex dei servizi segreti, Vladimir Putin, non sia capace di fermare un alleato che, sebbene abbia già ottenuto la resa del nemico, lo bombarda a poche ore dalla fine delle ostilità con dei gas, giusto per scatenare le reazioni certe di Washingon e soci? E come mai nessuno oggi si interroghi su come sia possibile che un attacco con missili non causi neppure una vittima? Tutta una scenaggiata?

Molte domande con facili risposte per chi sa fare il lavoro del giornalista. O per chi abbia voglia di farlo.

Una risposta a “Qualche domanda sui gas siriani”

  1. Chris Kleinbub dice:

    Io sono una persona che non ha accesso ad altre informazioni che quelle che passano le grandi media. Ma quando ho visto allora le immagini diffuse da Bush che dovevano essere le prove schiaccianti delle fabbriche di armi chimiche mi misi a ridere. Erano semplici foto di un qualche capannone in mezzo al deserto. Tanti anni dopo le balle si sono scoperte (e a pagare un pochino è stato soltanto Blair).
    Stessa situazione oggi. Tra 10 anni ci diranno che erano tutte balle ma i responsabili saranno tutti in pensione in Florida.
    Dico questo perche dimostra che è sufficiente un po di buonsenso anche di una persona poco colta e ancor meno informata per capire! Se quindi tutti fanno finta di non capire allora vuol dire che tutti sono davvero in malafede.

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