Un taroccatore ed il governo fantasma

Conte sarà un capo agli ordini dei suoi vice. Molti ministri neppure conoscono l’indirizzo dell’ufficio e due tecnici guidano Esteri ed Economia. Si prepara la strada al totalitarismo leghista.

Il governo partorito dopo una crisi lunghissima è, fuori d’ogni dubbio, uno specchietto per le allodole. Ecco perchè.

Il ‘Contratto’ prevede una serie di misure economiche assolutamente irrealizzabili. E’ impossibile abbassare le tasse e dare un sostegno finanziario di oltre 700 euro al mese a qualche milione di persone senza reddito. Basta questo per comprendere come le basi dell’accordo tra Lega e 5 Stelle siano poggiate sul terreno sabbioso della demagogia, non su fondamenta solide e soprattutto antisismiche.

Si, antisismiche perchè tre milioni di voti pentastellati provengono ‘da sinistra’. Per sopravvivere e dare una immagine di efficienza il cuore del governo è nel ministero degli Interni. Salvini insomma. Distribuire armi in nome della ‘legittima difesa’, far finta di cacciare profughi, demolire campi romanì fa scena e costa poco.

Cosa faranno di fronte allo spettacolo post fascista del bullo padano gli elettori progressisti del Movimento? Ed i parlamentari M5S seguiranno il ‘ministro’ Di Maio?

Il premier Conte, quello dal curriculum taroccato, non conta nulla. Un ‘sergente’ che nomina suoi vice due ‘generali’ e che ha come principale collaboratore un ‘colonnello’ non si è mai visto. Tra l’avvocato devoto a Padre Pio e Di Maio e Salvini chi darà gli ordini? Ed aver nominato Giorgetti, noto per essere il padano pensoso, ‘coordinatore del governo’ vuol dire aver messo sotto tutela il presidente del Consiglio. Di Maio, infine, è convinto che Salvini durante il lungo cammino verso Palazzo Chigi abbia tentato di fregarlo. Tra due messi in quel modo ‘dura minga’.

Nei ruoli chiave di Esteri ed Economia ci sono due tecnici. Mattarella non si fidava, ha cercato nei limiti del possibile di salvare il salvabile evitando che dei dilettanti allo sbaraglio sfasciassero quello che già è seriamente compromesso. Non ha potuto far molto, però, con la Difesa e quasi certamente quello sarà un dicastero a metà, perchè è improbabile supporre che il comando della Nato o Washington si fidino di Elisabetta Trenta (M5S). E poi, se le indiscrezioni saranno confermate, i servizi segreti in mano a Vito Crimi, altro grillino, sarebbero davvero il colpo mortale alla credibilità dei nostri apparati di sicurezza, già messi duramente alla prova nella vicenda libica.

Ma quel’è lo scopo di questo governo?

Per Di Maio la pura sopravvivenza. ‘Calimero’, come lui stesso si è definito, è un bambolotto banale alle prese con una macchina di Formula 1. Non sa guidare, non conosce la pista, ma è un vanesio col vestito della domenica. Pure, ha il suo ‘amico del cuore’ Di Battista che gli alita sul collo e che aspetta di prendergli la poltrona di ‘capo politico’ del Movimento. Giggino in quattro giorni ha chiamato ‘il popolo alla rivolta’ contro il presidente della Repubblica accusandolo di altro tradimento e poi gli ha stretto la mano facendo finta di non aver detto e fatto nulla pur di non finire travolto dalle critiche dei suoi. Non c’è bisogno di commenti.

Per Salvini il gioco è un altro. Il leghista ha l’obiettivo di ‘comandare’. E’ ambizioso, estremista, umorale. Vuole costruire uno stato totalitario e post fascista e diventarne il Capo supremo. Per farlo deve sfasciare i 5 Stelle, divorare quel che resta di Forza Italia e bombardare l’opinione pubblica con messaggi che inducano paura. Paura per gli stranieri, per i ladri, per gli ‘zingari’, per le tasse… tra un po’ forse anche per il mare mosso. La paura chiama protezione e lui nei suoi comizi dai tetti si sente il Superman che difende la plebe.

Senza opposizione, infine, il gioco è quasi fatto. Una serie di provvedimenti specchietto, l’insurrezione dell’area ‘de sinistra’ dei pentastellati, la crisi di governo, nuove elezioni, il trionfo leghista ed un’autostrada verso l’agognato ‘Impero salviniano’. Lo stesso sogno irrealizzato del ‘giovane Berlusconi’, che però era un uomo d’affari molto vorace, ma non un post fascista.

Su questo scenario vegliano i servizi segreti russi e americani, perchè un amico di Putin al governo nel centro dell’Europa piace al Cremlino, ma non ai comandi Nato ed ai generali statunitensi. E per chi dice che anche Berlusconi aveva un rapporto stretto con il leader ex sovietico la risposta è semplice: pecunia non olet. Diverso è quando ad unire è l’ideologia.

Intanto Repubblica rilancia una ‘indiscrezione’ su un giochetto che sarebbe stato fatto da Paolo Savona, l’uomo del Piano B oggi ministro alle Politiche comunitarie. I dossier cominciano a girare ed a qualcuno farà comodo. O no?

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