Progressisti e la strada dell’Utopia

Lega e M5S stanno trascinando il Paese in una drammatica incertezza. Le milizie digitali dei due movimenti imperversano in rete diffondendo ovunque rancore e intolleranza.

La confusione ha raggiunto i massimi storici, i partiti mostrano la loro inadeguatezza e l’attacco insensato contro il Capo dello Stato ha aperto una ferita forse insanabile nel cuore profondo delle istituzioni della Repubblica.

Non si sa più chi sia conservatore, chi progressista. Non si capisce chi rappresenta i ricchi e chi i lavoratori. Un insano frullato di incompetenza, avventurismo, fame di potere, violenza verbale e crudeltà mentale scuote dalle fondamenta il modello esistenziale dei cittadini di quello che una volta si chiamava il Belpaese.

Dai tetti di Roma un mistificatore milanese, Matteo Salvini, che diceva “se un datore di lavoro deve evadere le tasse per sopravvivere non è un evasore ma è un eroe”, arringa le sue armate padane con raffiche di demagogia razzista.

Da un comizio l’ex steward dello stadio San Paolo di Napoli, Giggino Di Maio, dopo aver gridato alle folle “io chiedo di parlamentarizzare questa crisi, utilizzando l’articolo 90 della Costituzione, per la messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica”, convoca una marcia contro il Quirinale il giorno della Festa della Repubblica, roba da golpisti ‘de borgata’.

Non meglio gli altri. Berlusconi tace o quasi perchè in un ‘casino’ del genere teme per la sua Mediaset. Il Pd è defunto, ma ancora permette al responsabile della sua disfatta, Matteo Renzi, di parlare a vanvera. Giorgia Meloni crede di essere ancora tra le strade della Garbatella, un quartiere popolare della Capitale, e tra un lazzo ed un frizzo raccoglie le firme contro Mattarella a suo dire “colpevole di alto tradimento”. LeU e Grasso, che avrebbero dovuto unire ‘la sinistra della riscossa’, non sono neppure in grado di rilasciare una dichiarazione.

E l’economia? Quella è alla deriva. Chi mai vorrebbe investire in Italia in una condizione del genere? Altro che Quirinale. A tramare contro lo stato è la partitocrazia, che tutto distrugge. E dentro ci sono Salvini come Di Maio, Renzi come Meloni, Berlusconi come Grasso.

Mattarella, in una agghiacciante solitudine, sta tentando di dare un senso alle cose, ma con questi individui è chiaro: ogni suo sforzo sarà vano.

Come uscirne?

Se fosse possibile associare alla politica senza idee del nostro Paese un pensiero utopico sarebbe divertente immaginare…

…un Direttorio, un ‘Comando Temporaneo’, costituito dai rappresentati di Save the Children, Amnesty international, Medici senza Frontiere, Emergency, Libera e Comunità di Sant’Egidio e la convocazione degli Stati Generali della Solidarietà e della Pace.

Nel turbolento dibattito della Grande Assemblea, nell’inedito aprirsi delle porte alla società civile, ‘quella vera’, potrebbe essere messa ai voti la proposta di costituire la CoalizioneProgressista, per preparare l’entrata in politica di una nuova generazione di rappresentanti dei cittadini. A vegliare su tutto un Comitato dei Giusti, nel quale mettere cinque Grandi Vecchi dalla vita specchiata ed al di sopra di qualunque sospetto.

Alcuni obietteranno che potrebbe essere materialmente impossibile far ordine in una compagine così eterogenea e composita. E’ vero, ma esiste una soluzione alternativa possibile? Al post fascismo razzista e xenofobo di Lega e 5 Stelle c’è una risposta reale che propone i valori della Libertà, dell’Eguaglianza e della Solidarietà? E soprattutto dove sono gli italiani ‘buoni’ se non a fianco delle Ong, del mondo della cooperazione e dell’assistenza ai più deboli?

A chi vuole ‘gli italiani prima’ la risposta è ‘prima gli svantaggiati’. A chi propone di fortificare i confini nazionali per vivere in un bunker assediato sarebbe interessante offire la bellezza di un Paese nel quale tutti, di ogni nazionalità e credo religioso, si sentono felici di lavorare insieme per far crescere la qualità della vita della comunità. A chi vive di ‘Vaffa’ e di rancore si potrebbe insegnare il piacere della condivisione. A chi odia nei social sarebbe utile suggerire di impegnarsi nello spendere energie per coinvolgere sempre più persone intorno alla inderogabile necessità di Pace. Sarebbe infine possibile trovare il tempo e la voglia per suggerire agli integralisti di ogni genere che invece si sentirsi ‘puri’ si debbono anche affrontare senza pregiudizi ‘i dubbi’ degli altri.

A chi usa le parole per spacciare il nulla con il cambiamento, a chi pensando a se stesso mangia pop corn aspettando sul greto del fiume il passaggio del corpo del suo nemico, a chi distribuisce violenza come fossero caramelle ed a chi vuol distruggere, rottamare, zittire, umiliare, discriminare, espellere, licenziare, rinchiudere, punire è necessario reagire con una risposta radicale.

E poi, che vita è se non c’è Utopia?

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