Non ho opportunità? Faccio la cam girl

La mancanza di prospettive, le poche chance, in alcuni casi la guerra spingono centinaia di donne giovani e giovanissime, non pochi uomini e molte coppie al sesso on line. Intanto cambia la morale comune.

“Non posso rimanere nel Dombass (la provincia ukraina contesa tra russi ed occidente, ndr) è troppo pericoloso. Debbo trovare i soldi per scappare e questa è l’unica opportunità che abbiamo…”. Lei è una ragazza dolce ed espansiva, lui un ragazzino spaventato e fragile. La cam li inquadra in una stanza spoglia di qualche appartamento di Doneck, mentre nella città l’aria di guerra non smette di infestare l’aria e internet va come una scheggia.

Sono sorpresi di poter chattare, contenti di ricevere consigli sul che fare da un europeo, sgomenti quando apprendono che entrare clandestinamente in Ungheria, Slovacchia o Polonia dopo un viaggio pericolosissimo nella ‘nemica’ Ukraina li porterà verso il nulla o peggio in qualche campo di concentramento per profughi, perchè nessuno nella ricca Europa dell’Euro li vuole.

Il mestiere di ‘Nelsonya’, il nick della coppia, è far sesso tra loro davanti ad una cam e ricevere ‘tokens’ o ‘tips’ in cambio da ricchi americani, francesi, italiani, tedeschi, australiani, canadesi… che amano guardare. Il sito vende i ‘gettoni’ e loro, per quelli che ricevono in premio per la prestazione, alla fine incassano in media il 50 per cento del valore di acquisto.

“Sono contenta di incontrare persone nuove, sono una sarta ma qui in Spagna c’è poco lavoro. Mi piace il sesso e mi piace mostrarmi”. ‘Candy’ ha una ventina di anni, è bellissima, ha due occhi verdi come il mare ed un fidanzato che sa tutto e non da problemi. Indossa uno strumento singolare, si chiama ‘ohmibod’. Lo tiene sulla vagina ed ogni volta che qualche fan le spedisce ‘token’ si produce un suono e quel prodigio tecnologico emette una vibrazione variabile, di potenza proporzionata alla quantità di gettoni offerti. Così il ‘toy’, il giocattolo, le da piacere, molto piacere. Una sensazione gradevole comandata a distanza dal suo ‘parner’ occasionale e pagante.

Poi ci sono le ragazze russe, rumene, polacche, le coppie dell’america profonda che ha votato Trump, i sudamericani. Ed anche si incontrano nel mare misterioso del sesso on line centinaia di donne, uomini o coppie di nazionalità italiana, francese, tedesca, inglese. Del mondo ricco, insomma.

Un enorme numero di persone al mondo che fanno sesso e si lasciano guardare, comandare ed ovviamente pagare da altre centinaia di migliaia di persone che trovano in questo nuovo complicato modo di incontrarsi stimoli nuovi e potentissimi.

Tuttavia, oltre l’aspetto ‘sociale’ del fenomeno, oltre la necessità che alcuni hanno di trovar modo per guadagnare e vivere o anche ‘solo’ per pagare le tasse universitarie (non di rado)  due altri elementi sono interessanti del mondo del sesso on line.

La cosiddetta morale comune ed il senso del pudore sono cambiati. Le ragazze, i ragazzi, le coppie che fanno l’amore davanti ad una telecamera del proprio computer non sono tristi, sfruttati, sommersi dai sensi di colpa. Non credono che il loro agire sia immorale, non si vergognano per quello che fanno. Vivono il corpo liberamente, nutrono pulsioni e spinte esibizioniste che moltissimi cittadini ‘integri’ invece nascondono nel segreto della propria vita intima supponendo di essere dei peccatori.

Intanto un colossale mercato di ‘toys’, di giocattoli per il sesso on line, si sviluppa a velocità vertiginosa. I  produttori di questa merce tentatrice ed alcuni siti specializzati guadagnano con la vendita dei ‘macchinari erotizzanti’ e dei ‘tokens’ milioni di dollari al giorno.

In questo mondo del quale molto poco si parla, ma del quale un qualsiasi giovane navigatore di internet è al corrente, gli italiani mostrano, come spesso accade anche in altri campi, di essere molto indietro.

I ‘lavoratori in cam’ italiani come piazzisti al mercato parlano solo di ‘tips’, non sono quasi mai in grado di svolgere una conversazione che non sia finalizzata all’ottenimento del ‘premio’. Non riescono a far coincidere un fenomeno anche culturale o di costume con questa nuova, per quanto bizzarra, opzione lavorativa.

Nello stesso tempo i ‘partecipanti’ del nostro Paese, gli ‘osservatori’ (un tempo si sarebbe detto ‘guardoni’, salvo che ora chi assiste lo fa in modo palese e interattivo) sono non di rado offensivi, grevi, più di altri ‘colleghi’ di diversa nazionalità. E moltissimi non sanno l’inglese, la lingua in uso nelle chat internazionali. Così in qualche discussione, anche del tutto tranquilla di chiacchiere amichevoli, si vede spesso comparire un messaggio offensivo in italiano rivolto ad una ragazza, ad un ragazzo o ad una coppia che ovviamente neppure sono in grado di comprendere il senso della frase.

Mentre la stampa nazionale è occupata a raccontare i minuti del sindaco Raggi o le ultime avventure di Bettarini all’Isola dei Famosi il mondo cambia ed i giovani vedono modificarsi alcuni elementi sostanziali del vivere comune.

Di tutto questo non si parla e per quel poco che lo si fa la condanna moralista è immediata. Fuori dal tempo come la mamma di Lavagna che invece di capire il suo figlio adottivo si è rivolta alle forze dell’ordine procurando il suicidio del ragazzo, questa Italia contemporanea appare sempre più un’isola abitata da persone condannate presto a somigliare all’ultimo giapponese al quale nessuno ha detto che la guerra è finita.

 

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