La marcia su Roma di Salvini & Co.

Lo squadrismo leghista ed il totalitarismo grillino stanno distruggendo la Repubblica. E le forze democratiche tacciono.

Il prevedibile è accaduto ed ora, comunque vada a finire, è forse troppo tardi. Anni di politicanti allo sbaraglio, una campagna elettorale da osteria, un metodo di formazione del governo che ha stracciato la Costituzione, l’avvento di due forze politiche totalmente all’oscuro del valore delle regole hanno ferito probabilmente a morte la nostra democrazia.

Alle elezioni si sono presentati tre schieramenti. Il centro destra, il centro sinistra del Pd e la sinistra di LeU e il M5S. Già da prima del voto alcune cose erano chiare.

La più grave era l’assenza della Politica. Anni di maggioritario e di partiti personali hanno messo in secondo piano gli ideali. Unici prodotti sul mercato erano aggressività e demagogia.

I leader, alla ricerca del predominio, hanno trasformato i cittadini in tifosi e la battaglia politica si è fatta scontro tra opposte fazioni.

Renzi con la ‘rottamazione’ ha aizzato i suoi a distruggere il passato senza avere alcuna idea del futuro. Berlusconi, azzoppato dalle condanne e dall’età, ha continuato a lanciare anatemi per sopravvivere. Salvini ha cercato la paura inconscia verso gli stranieri degli italiani ed ha sdoganato razzismo e xenofobia. L’M5S, un movimento composito ed allo stesso tempo settario autocentrato, ha cavalcato l’onda storica del ‘Vaffa’ giocando sulla stanchezza dei cittadini. Meloni ha sfruttato il post fascismo di Salvini per ‘papparsi’ i voti dei nazionalisti più ortodossi e LeU non ha saputo capire che c’era bisogno di una sinistra vera e non di un pasticcio senza anima inventato all’ultimo momento.

In quello scontro tra incapaci hanno raccolto risultati visibili i più bulli, come sempre accade, ovvero Lega e pentastellati. Renzi, scoperto nel suo vuoto pneumatico di idee, è stato cancellato.

Dopo il voto le forze in campo, tutte costruite sul maggioritario, non avevano alcuna voglia di dialogare, ma solo di trovare una strada per arrivare a nuove elezioni nelle quali distruggere definitivamente i compentitori.

Il gioco al massacro è continuato e con esso il trionfo della partitocrazia. E’ questo il motivo del disastro di oggi. L’accordo tra Lega e M5S non è rivolto alla formazione di un governo. Nella testa di Salvini e Di Maio è solo un mezzo per arrivare alla soluzione finale, nella quale utti e due fanno piazza pulita degli altri e poi uno solo vince.

I due avventurieri hanno tutti e due una mentalità autoritaria, demagogica, post fascista. Sono tutti e due improvvisati e senza alcun senso dello Stato. Il padano, però, è più furbo. Pur essendo una minoranza, la terza forza politica dopo Cinque Stelle e Pd, Salvini ha sfuttato le debolezze del suo ‘compare’. Dopo una campagna elettorale basata su “cacciamo gli stranieri”, “prima gli italiani”, “basta con le tasse”, “distruggiamo l’Islam”, “è tutta colpa dell’Euro” il bullo milanese si è presentato agli italiani come l’accomodante, come il pacato ragazzone senza alcuna mira di potere. Bastone e carota, duro e comprensivo, poliziotto buono  e cattivo allo stesso tempo. Una sceneggiatura di serie B, ma efficace.

Dall’altra parte il cerchio magico di Di Maio è una banda di incapaci. Morto Casaleggio padre si è vista l’approssimazione del ‘cervello’ pentastellato. Il figlio Davide non possiede alcuna ‘visione’ e Grillo, senza il suo ispiratore, è tornato il comico qualunquista di sempre. Il Movimento è lacerato, anche se lo nasconde. Fico assiste alla fascistizzazione pentastellata con evidente imbarazzo, i duri e puri della prima ora (Ruocco, Lombardi, Taverna, ecc) sono ammutoliti, il movimentista Di Battista lancia sassi ad uso e consumo degli adepti ed è in attesa di prendere il posto del suo ‘collega’ Giggino.

Salvini ha incartato Di Maio. E’ a tutti evidente che il ‘Contratto’ non sarà mai realizzato. Ma il leghista è un demagogo. Il pressing per Savona ministro gli serve a mettere in crisi la Presidenza della Repubblica. In vista dello scacco matto. Se Savona passa con Mattarella umiliato sarà possibile realizzare l’unica cosa fattibile del programma: mazzolare migranti e ‘zingari’. Altrimenti si andrà al voto raccontando ai cittadini che il Quirinale è la ‘Casta’ e che ‘i poteri forti’ non vogliono ‘il cambiamento’. Il leghista è sicuro di fare il pieno e con le dirette facebook dal tetto ha già costruito il suo personale balcone di Piazza Venezia.

Ma il piano funzionerà? Anche se la Lega dovesse vincere non potrà mai governare da sola e se il centro destra dovesse ripresentarsi unito è difficile che Berlusconi possa accettare la linea del bullo padano, ovvero anti europeismo, giustizialismo, presidenzialismo populista. Salvini non è intelligente, sa giocare solo una partita alla volta. Fino ad ora gli è andata bene perchè il razzismo fa vincere, ma mantenere le promesse è un’altra cosa.

Dal lato Cinque Stelle per Di Maio va male comunque. Se il governo dovesse formarsi sarebbe comunque nei guai, perchè non disponendo di alcuna esperienza il M5S è destinato agli stessi pasticci della giunta Raggi. L’alleato poi vuol solo ‘mostrare’, non ‘fare’. Come potranno Fico e gli altri ‘de sinistra’ accettare la deriva leghista?

Comunque vada, però, l’assalto squadrista al Quirinale di Salvini e Di Maio lascerà macerie ed il futuro appare molto incerto. Quando in democrazia si sfascia tutto non c’è attak che tenga.

Se l’opposizione non comincia a parlare, subito, la Repubblica rischia danni davvero irreparabili. Ma nel Pd si pensa a regolare contri interni. Una parte della ‘sinistra del tinello’ preferisce nutrire il proprio odio per Renzi e si diletta con la tesi del ‘tutto meglio di Renzi’. Sindacati e associazionismo sono del tutto fuori gioco, neppure un fiato. Gli intellettuali, sempre pronti a commentare tutto, sono al mare. E persino la pasionaria televisiva Alba Parietti è deparecida.

Nulla di buono all’orizzonte. Come sempre, finchè dura.

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