Governo: legge elettorale e parole al vento
Enrico Letta illustrando il programma dei cento giorni al termine del ritiro di Spineto ha annunciato che subito si cambierà la legge elettorale.
“Con questa legge non si può votare”, ha detto il presidente del Consiglio, che ha incaricato il ministro Gaetano Quagliariello di lavorare per individuare “due-tre piccoli cambiamenti da fare in tempi molto rapidi”.
Anni di discussione che non hanno portato come è noto a nulla adesso dovrebbero risolversi in una decisione ‘veloce’.
Letta no ha dubbi, però. Il ministro delle Riforme avvierà una “verifica tra le forze politiche su come mettere in sicurezza subito la legge elettorale, immaginando che la nuova legge elettorale dovrà uscire dal percorso di riforme ma che con questa legge elettorale non si può più andare a votare”. Per il premier è necessaria una misteriosa, ed in inglese, “safety net”, ovvero ‘rete di protezione’ in materia elettorale. Secondo il presidende del Consiglio “nel discorso programmatico ho scritto che non possiamo vivere in una condizione in cui non sia praticabile la legge elettorale vigente. Questo mette a rischio la normalità della dialettica democratica. Si sappia che non siamo un Paese in cui non si può votare”.
Alle propagnada senza elementi concreti di Letta hanno fatto seguito i distinguo di Quagliariello. Ha detto il ministro: “Il problema della riforma elettorale è legato a quello più generale della forma di governo. Dobbiamo innanzitutto decidere se andiamo verso Parigi, Berlino o Londra” alludendo ai diversi modelli istituzionali vigenti in Francia, Germania e Gran Bretagna.
“La riforma elettorale è necessaria anche perchè quando l’attuale legge in vigore fu varata c’erano due coalizioni intorno al 40 per cento ognuna. Oggi invece la situazione è molto cambiata”, ha aggiunto il ministro.
Insomma, per il premier sono necessarie un paio di cosette ed il ministro invece si dibatte tra modelli.
La moda delle parole al vento non tramonta mai.