Campi ‘nomadi’, blitz a sorpresa del Garante per l’infanzia
In occasione della Giornata Internazionale delle famiglie promossa dalle Nazioni Unite, si accendono i riflettori sulle condizioni dei minori romanì nei cosiddetti ‘villaggi attrezzati’.
Ad accompagnare i rappresentanti del’Autorità garante ci hanno pensato l’Associazione 21 luglio e il Centro Europeo per i Diritti dei Rom (Errc) che hanno colto l’occasione per ribadire che le politiche attualmente in vigore in Italia nei confronti delle comunità rom e sinte “ledono i diritti umani fondamentali di migliaia di famiglie e non ne favoriscono l’integrazione sociale”.
Secondo una ricerca del Centro Europeo per i Diritti dei Rom, più di 4.000 rom vivono nei “campi” formali di Roma e Milano, costruiti e autorizzati dalle autorità. Queste ultime dovrebbero garantire che i “campi” siano costruiti in aree favorevoli alle comunità rom: aree che impediscano l’emarginazione urbana dei rom e che facilitino l’accesso all’istruzione, alla sanità e ai servizi sociali.
La realtà dei fatti, tuttavia, mostrerebbe che questi campi sono spesso luoghi di isolamento e segregazione rendendo così estremamente difficile per i rom l’accesso ai loro diritti di base, quali l’educazione, il lavoro e la salute.
Nella Capitale, secondo dati dell’Associazione 21 luglio, da quando è entrato in vigore il Piano Nomadi, nel luglio 2009, le autorità hanno speso più di 62 milioni di euro. Nelle intenzioni iniziali il Piano prevedeva la chiusura definitiva di 101 insediamenti e la collocazione di 6.000 rom all’interno di 13 ‘villaggi attrezzati’ entro il 2011. A quasi quattro anni di distanza, i ‘villaggi attrezzati’ si sono fermati a quota otto. In più, gli insediamenti presenti a Roma si sono quintuplicati, passando a più di 500, sebbene siano stati realizzati ben 536 sgomberi forzati.
“Finora il Piano Nomadi della giunta Alemanno ha prodotto sovraffollamento nei ‘villaggi attrezzati’, peggioramento del servizio di scolarizzazione per i bambini a causa della distanza dalle scuole, aumento dell’insicurezza nei ‘campi’ ed emarginazione sociale – afferma Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio – . Questo Piano rappresenta oggi l’incarnazione della violazione istituzionale dei diritti umani, una violazione non più accettabile perché sinora ha prodotto percorsi deumanizzanti e livelli di sofferenza drammatici”.
“Chiediamo alle autorità italiane, sia locali che nazionali, di optare per soluzioni che superino la logica dei “campi” e che favoriscano attivamente l’integrazione dei rom”, aggiunge Dezideriu Gergely, direttore esecutivo di Errc.
Attuando la Strategia nazionale per l’inclusione di Rom, Sinti e Caminanti, per la quale l’Italia si è ufficialmente impegnata in sede europea, il nostro Paese ha oggi la possibilità di imboccare un nuovo cammino circa la definizione di nuove politiche nei confronti della popolazione rom che si dimostrerebbero al contempo efficaci nella lotta contro i pregiudizi diffusi verso queste comunità: è l’auspicio espresso a gran voce dalle due associazioni.
(foto di Davide Falcioni)