Ancora un soldato italiano ucciso nella guerra inutile in Afghanstan
Non ha fine la catena di morti della presunta missione di pace della Nato. E non si scorge via di uscita dal mattatoio afgano.
Il primo caporal maggiore Roberto Marchini è stato ucciso ieri dall’esplosione di un ordigno a circa 3 chilometri a ovest dalla ’Fob Lavaredo’, la base avanzata del contingente italiano nel distretto di Bakwa, nella violentissima provincia di Farah.
Nella stessa zona il 2 luglio scorso era caduto il caporal maggiore scelto Gaetano Tuccillo, anche lui vittima di un ’Ied’, un ordigno esplosivo micidiale messo a punto in modo artigianale dalle forze talebane.
Al momento sono circa 4.200 i militari italiani che partecipano al contingente Isaf della Nato in Afghanistan. Si tratta del numero più alto di nostri soldati da sempre.
Nonostante le previsioni, che vorrebbero una diminuzione graduale del numero di militari del nostro Paese a cominciare dall’inizio del prossimo anno per arrivare entro la fine del 2014 al completo disimpegno, la crescente aggressività dell’esercito talebano non lascia pensare che ciò accadrà facilmente.
La quasi totalità delle nostre truppe, con l’esclusione di una piccola forza di un centinaio di soldati schierati a Kabul, si trova nella regione occidentale del Paese ed è composta da paracadutisti della brigata Folgore. Ad Herat, a Camp Arena, si trova la sede sede del Comando regionale Ovest di Isaf.
In Afghanistan sono dislocati anche personale e mezzi dell’Aeronautica, della Marina Militare, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Il contingente italiano è dotato anche di una componente aerea.
Nei dieci anni di attività della ‘missione di pace’ le vittime civili del conflitto sono incalcolabili, mentre i militari Isaf uccisi sono stati 2580. Ma l’esercito talebano è sempre più forte, tanto che sempre ieri gli integralisti sono arrivati a colpire ed uccidere il fratello del presidente Karzai, Ahmad Wali, a capo del governo provinciale di Kandahar e ritenuto un temibilissimo signore della droga.
La guerra inutile dell’Afghanistan non troverà mai fine sin quando la diplomazia non riuscirà a rompere la spirale della violenza e permetterà di trovare un accordo tra le parti. Ma non sembra che nessuno dei combattenti voglia arrivare ad un cessate il fuoco.