Nel Trentino c’è chi dichiara guerra agli orsi
Secondo questi cittadini i simpatici animali ‘danno fastidio’ perchè si comportano come conviene alla loro specie. E ne chiedono la ‘deportazione’ o anche ‘l’uccisione’.
L’orso, quasi scomparso dai boschi del Trentino, è tornato ad abitare la regione da poco più di dieci anni.
Il ripopolamento è cominciato nel 1999 con un programma sostenuto dalla Comunità europea, per mezzo del quale sono stati immessi nel territorio dieci esemplari importati dalla Slovenia. Da allora, la popolazione dei plantigradi è cresciuta fino a toccare i 30-33 esemplari, anche se qualcuno pensa possano essere addirittura una quarantina.
I simpatici animali, ovviamente, si muovono in libertà, combinando a volte qualche guaio. Per questo la Provincia autonoma di Trento ha varato due leggi che prevedono risarcimenti per chi è danneggiato.
Dal 2001 al 2010, sono state presentate circa 800 richieste di rimborso per una cifra di circa 300mila euro, 375 euro ad episodio.
Tuttavia l’ignoranza e la scarsa attenzione ai problemi ambiatale ha indotto alcuni a chiedere la riduzione del numero di orsi, attraverso la riesportazione o l’autorizzazione addirittura uccidendone alcuni.
Secondo questi cittadini gli animali sconfinano e invadono zone ‘diverse’ da quelle loro inizialmente destinati. Nel loro muoversi poi rompono alcuni alveari alla ricerca di miele del quale sono come è noto ghiottissimi, inseguono pecore e mangiano frutta dagli alberi.
In qualche caso alcuni di loro, affamati, si avvicinano ai paesini per rovistare nei cassonetti.
Nei giorni scorsi una orsa, colpevole di aver catturato qualche pecora in Valle del Chiese e in Val Breguzzo e di essersi spinta nei dintorni degli abitati di Daone, Breguzzo e Tione, con ordinanza del presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, è stata condannata ad essere catturata e reclusa.