Egitto: emergono le prevedibili ombre sulla rivoluzione democratica
Al Cairo si moltiplicano gli scontri tra islamici e copti. Sabato 10 morti e centinaia di feriti. Il fondamentalismo islamico cresce.
Anche il nulla può scatenare la violenza nella capitale egiziana. Una voce secondo la quale una donna copta sarebbe stata rinchiusa nella chiesa Saint Mina del quartiere di Embaba perchè desiderava convertirsi all’Islam ha spinto centinaia di musulmani ad attaccare alcuni edifici religiosi e ad incendiarne uno.
Dopo la rivolta di piazza Tahrir, salutata da non pochi e frettolosi giornalisti occidentali come una vittoria della democrazia liberale sul regime di Mubarak, la situazione nel Paese nordafricano appare più che mai preoccupante.
I militari hanno preso il posto del presidente defenestrato, hanno sciolto il Parlamento ed abolito la costituzione in attesa di una nuova consultazione elettorale la cui data non è ancora del tutto certa. Nel frattempo e come era prevedibile i Fratelli musulmani hanno cominciato a rafforzare la propria presenza organizzata sul territorio. Sono nati alcuni partiti che pur non facendo riferimento diretto all’integralismo (cosa vietata) si stanno dimostrando molto efficaci nel coinvolgere i cittadini.
Non sono chiari i rapporti tra le nuove formazioni islamiste ed i Fratelli Musulmani, fondati nel lontanissimo 1928 e da decenni tenuti al margine della scena politica ed anche repressi dai governi ‘laici’ da Nasser in poi. Dopo le recenti proteste i dirigenti di questo partito hanno voluto offrire una immagine molto moderata all’esterno ed alla fine dello scorso aprile hanno fondato ‘Hizb al-Horriya W Alaadala’, il ‘Partito della libertà e della giustizia’ (Plg), per superare il divieto imposto dal Consiglio militare alla formazione di forze organizzate dichiaratamente a sfondo religioso o etnico
Ma il Plg ha subito mostrato le proprie vere intenzioni. Pur non opponendosi al diritto di elezione per donne o cittadini di religione copta ha affermato che si tratta di persone comunque “non idonee ” per la presidenza. La regolamentazione interna è basata sulla legge islamica, “ma sarà accettabile per un ampio segmento della popolazione” e l’adesione sarà permessa a tutti gli egiziani che accettano i termini del suo programma che prevede la “la libertà, la giustizia sociale, la parità. Tutte cose specificate nella Sharia (legge islamica, ndr)”.
Le forze cosiddette democratiche, ovvero il ‘popolo di internet’ immaginato dai giornali di mezzo mondo, non sono in grado di organizzarsi in modo adeguato ed al momento appaiono del tutto incapaci a contrastare un prevedibile largo successo degli integralisti. Per evitare il rischio di una accelerazione controproducente i Fratelli musulmani hanno anche dichiarato di non volere un proprio candidato alla presidenza, ma sanno bene (anche sulla base di alcune previsioni) che potrebbero raggiungere il 50 per cento dei voti totali (alcuni pensano anche di più).
Nel timore che il blocco islamista possa colpirli i copti sembra abbiano deciso di fondare un proprio partito, che se raccogliesse i consensi di tutti i fedeli di quel rito cristiano potrebbe raggiungere oltre il 9 per cento. In ogni caso quello che appare chiaro in Egitto è che le spinte apparentemente religiose (in realtà le questioni di collocazione internazionale del Paese) sono al centro del futuro del Paese.
Il candidato (per ora) dei ‘democratici’ alla presidenza, l’ex Segretario generale della Lega araba Amr Moussa, non appare assolutamente in grado di raccogliere i consensi della maggior parte degli elettori ed allora già si presenta dietro l’angolo la soluzione che dall’inizio dei ‘moti libertari’ appariva come la più probabile: per ‘salvare’ l’Egitto dal caos i militari ‘sacrificheranno’ se stessi e manterranno il potere fino a nuovo ordine.
Se dovesse accadere sarebbe inevitabile pensare che chi ha manovrato dietro le quinte voleva in realtà liberarsi di Mubarak ed evitare che suo figlio fosse eletto primo presidente non militare della storia dell’Egitto moderno. Ma questa soluzione per ora e solo fantapolitica.