L’assessore fascista del Pdl
Giovanni Arena ricorda Mussolini e si lascia fotografare mentre fa il saluto romano. Un episodio minore, che però descrive il disprezzo di numerosi esponenti del centro destra per la Costituzione.
L’assessore al Comune di Rapallo, un bancario di 47 anni che ha la responsabilità della cultura nel piccolo centro della Liguria, è anche uno dei responsabili della sezione ’Marco Janni’ del raggruppamento combattenti e reduci della repubblica di Salò.
Il 28 aprile dell’anno scorso, insieme ad altri camerati, l’uomo ha ricordato l’anniversario della morte del dittatore in una commemorazione che si è svolta sui gradini della chiesa di San Francesco, a due passi dal centro storico.
Di quell’episodio solo in questi giorni si è diffusa la notizia ed il quotidiano genovese ‘Il Secolo XIX” ha pubblicato una foto che immortala Arena col braccio teso. Nell’immagine uno del gruppo tiene in mano la bandiera della repubblica fascista.
Come per prassi, nel centro destra l’episodio è stato definito “privato” e quindi privo, a suo parere, di conseguenze politiche. L’avvenimento potrebbe apparire come un fatto di cronaca minore, ma non è così. Con intollerabile arroganza l’assessore, a chi gli chiedeva se ritenesse di dimettersi, ha detto: “Non le rispondo neanche”. Ed ancora: “Sono un uomo di destra, mi riconosco nel trinomio ‘Dio patria e famiglia’. Non mi sono mai iscritto al Msi, politicamente nasco nella Dc: ho aderito ad Alleanza nazionale dopo che Gianfranco Fini aveva preso le distanze dal fascismo. Per accrescere la mia cultura ho studiato quel periodo storico di cui si conosce quasi sempre solo una versione”.
Ha reso noto il quotidiano genovese: “Di Arena si dice abbia l’effigie del Duce tatuata su un braccio, ma lui è lapidario. “Sono cose private”. La foto potrebbe offendere la sensibilità di qualcuno e compromettere l’immagine dell’amministrazione comunale di Rapallo, ma anche su questo punto l’assessore non fa una piega. “Anch’io mi sento offeso quando vedo le immagini delle persone che vanno in corteo con il pugno chiuso e sfilano il 25 Aprile con le bandiere rosse – ribatte – La Liberazione fu una conquista alla quale parteciparono anche i partigiani bianchi come mio nonno, Angelo Solari, che non aderì mai al fascismo”.
L’assessore non è un caso isolato e mostra quanta confusione regna in Italia sulla storia della Resistenza. Si vedrà se la magistratura adesso vorrà verificare se ha fondamento l’ipotesi di violazione dell’articolo 645 del Codice penale che prevede il reato di apologia del fascismo. All’art. 4 la norma sancisce la responsabilità di chi “pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche”.
VERGOGNA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!