Berlusconi e l’ottimismo surreale
Si riscopre fiducioso il presidente del Consiglio, durante il suo incontro con i ‘suoi’ giovani all’iniziativa ‘Atreju 2010′. La strada che sta percorrendo il governo, ha spiegato, è quella giusta: quella della libera impresa e del libero mercato.
Un inno alla proprietà privata contro la centralizzazione del ‘comunismo’, colpevole di voler appiattire le capacità e i talenti individuali. Ma grazie a lui l’Italia avrebbe scampato questo pericolo.
Se qualcuno pensava di trovarlo preoccupato per il discorso di Fini a Mirabello, o per lo scatto di Bossi che ha chiesto ‘elezioni subito’, si è dovuto ricredere. Gli italiani hanno dato il loro voto – due anni fa – a una formazione che aveva come Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: è questo il nuovo mantra e il Cavaliere lo cavalca con una certa abilità. E ogni volta si trova in difficoltà, ogni volta che qualche timida voce di opposizione si alza a reclamare che non ha più la maggioranza, lui sventola consensi e sondaggi da dittatura.
E’ arrivato a sostenere di godere di un consenso personale del 60%, mentre la sua formazione registrerebbe negli ultimi sondaggi più del 50%. E gli italiani sarebbero aggrappati alle sue capacità. Anzi, per colpa degli alleati perderebbe addirittura dieci punti percentuale di consenso.
La platea ha sottolineato con applausi e risate le affermazioni del leader. Non sono mancate le barzellette. Poi Berlusconi ha citato la bassa disoccupazione (“solo all’8% contro la media europea intorno al 10%”), prima delle domande del pubblico. “Qual è la ricetta del Presidente del Consiglio – ha chiesto una ragazza – per risolvere le difficoltà che i giovani trovano nel mondo del lavoro? Come possiamo raggiungere una retribuzione dignitosa e creare un domani?”.
“Intanto – ha risposto il premier – ribadisco che abbiamo una percentuale di disoccupati che è molto più bassa di quella europea. Grazie alla Legge Biagi le imprese hanno una maggiore facilità di assumere giovani e un numero sempre maggiore di lavoratori. Abbiamo detassato le imprese che assumono i giovani. Abbiamo introdotto un fondo per la casa destinato alle giovani coppie, abbiamo creato un fondo per sostenere gli affitti degli under 30. C’è un fondo per l’imprenditoria giovanile. Abbiamo riformato la scuola e l’università che faranno uscire dei giovani più preparati, con una formazione meno nozionistica e più pratica per entrare nel mondo del lavoro. Abbiamo stanziato 9 miliardi di euro per i precari, cosa che nessun altro Paese europeo ha mai fatto”.
La disoccupazione in media è dell’8,4%, secondo gli ultimi dati dell’Istat, ma il tasso di disoccupazione giovanile, cioè di coloro che hanno un’età compresa tra 15 e 24 anni, è salito al 26,8%. La legge Biagi ha creato le condizioni per una maggiore flessibilità in alcune posizioni e imprese, ma spesso ha creato solo una precarizzazione delle posizioni di lavoro dipendenti, sostituendo con fantomatici ‘progetti’ anche i più classici dei lavori subordinati. Per quanto riguarda i fondi destinati ai precari e alle giovani coppie per la casa, basta informarsi per rendersi conto della loro condizione di vita e del prezzo degli affitti, a loro carico.
E se la dura presa di posizione di Gianfranco Fini appare un timido segnale di coerenza con il ‘fuori onda’ di un anno fa (durante il quale il Presidente della Camera lamentò la visione padronale e per nulla democratica del Presidente del Consiglio) ci si domanda da che cosa sia stato distratto in questi 15 anni.
Il Paese sta galleggiando sui risparmi delle generazioni passate, i servizi pubblici ed il lavoro stanno subendo un pauroso depauperamento. E’ difficile vedere una via d’uscita e per i giovani l’alternativa sembra sempre una sola: cercare all’estero riconoscimento e futuro.
Alessandro Cascia