Intercettazioni? Pubblicabili “se rilevanti”
Le novità in un emendamento: parziale marcia indietro del governo
Il governo ha presentato ieri l’atteso emendamento al ddl intercettazioni (per eventuali sub-emendamenti il termine è fissato per stamattina alle 9): nel testo è enunciato il principio secondo cui, nel corso delle indagini, l’obbligo del segreto per le intercettazioni cadrà ogni volta che ne sia stata valutata la rilevanza. E’ stata inserita la previsione in base alla quale la documentazione e gli atti relativi alle intercettazioni sono coperti da segreto fino al momento della cosiddetta “udienza-filtro”. In questo momento del processo, infatti, si selezionano le intercettazioni depositate dal Pm e si escludono quelle relative a fatti, circostanze o persone estranee alle indagini.
Facendo seguito a tale assunto, il governo ha dunque proposto di sopprimere la parte del testo nel quale si prevede il divieto di pubblicazione delle intercettazioni sino alla conclusione delle indagini. Ed è stata eliminata anche la norma che specificava il regime delle intercettazioni allegate all’ordinanza cautelare. Le intercettazioni, comunque, restano coperte dal segreto fino a quando le parti non ne vengano a conoscenza.
La proposta di modifica è stata avanzata dal discusso sottosegretario Giacomo Caliendo (contro il quale ieri l’Italia dei Valori ha presentato una mozione di sfiducia per il presunto coinvolgimento nel caso-P3) e disciplina anche i casi in cui il giudice e il Pm, prima che ci sia l’”udienza-filtro”, utilizzino le intercettazioni per emettere, ad esempio, dei provvedimenti cautelari oppure per atti che riguardano la ricerca della prova (ad esempio, un’ordinanza di custodia cautelare oppure un decreto di perquisizione). In questi casi, saranno il Pm e il giudice a dover selezionare quali conversazioni dovranno essere trascritte, in quanto rilevanti, per adottare la misura cautelare o l’atto d’indagine.
Il meccanismo previsto implica la necessità di restituire al Pm la facoltà di operare uno stralcio per tutelare la segretezza delle indagini. Giudice e Pm potranno poi disporre, con decreto motivato, l’obbligo del segreto, quando il contenuto delle conversazioni trascritte potrà ledere la riservatezza delle persone coinvolte. I difensori potranno estrarre copia delle trascrizioni e potranno trasferire le registrazioni su un supporto informatico. Si stabilisce, infine, che, dopo la conclusione delle indagini preliminari, nell’udienza preliminare e nel dibattimento, il giudice potrà sempre disporre su richiesta delle parti o anche d’ufficio l’esame dei verbali e l’ascolto delle registrazioni custodite nell’archivio riservato e potrà acquisire con ordinanza le intercettazioni in precedenza ritenute prive di rilevanza.
Tra i commenti, da segnalare il giudizio positivo dei parlamentari vicini al presidente della Camera Fini: “Cade così il bavaglio per la stampa – ha commentato la deputata Annamaria Siliquini – è una vittoria del Parlamento”. In seguito al “dialogo e al confronto, anche acceso, il governo è venuto a lavorare in Parlamento e abbiamo vinto noi”.
Mentre il Pd ha definito “inopportuna” la circostanza che a seguire l’iter per conto del governo sia il sottosegretario Caliendo, dopo il suo coinvolgimento nelle inchieste sulla cosiddetta “P3″.
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