In pericolo la produzione di fonti rinnovabili
Lo ha sostenuto il presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi.
Ronchi, commentando l’articolo 45 della manovra economica che sopprime l’obbligo del ritiro dell’eccesso di offerta dei certificati verdi da parte del Gestore dei Servizi Energetici (Gse) ha denunciato il “rischio default finanziario per gli investimenti nelle rinnovabili”.
Il Gse è una società per azioni interamente controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Per l’ex ministro dell’Ambiente “circa l’80 per cento degli investimenti in nuovi impianti eolici e da biomasse per una potenza di circa 3.300 Mw sono finanziati per oltre 5,3 miliardi, con business plan fondati sulla normativa vigente. Il mancato ritiro da parte del Gse della quota di elettricità prodotta, oltre quella minima ritirata obbligatoriamente, comporta un crollo del prezzo dei certificati verdi che dagli attuali 88 euro passerebbe prevedibilmente a 25-30 euro”.
A parere di Ronchi, “ciò produrrà un default finanziario per gran parte delle iniziative in essere, con pesanti conseguenze negative per il settore in termini di perdita di capacità produttiva, di benefici occupazionali, di benefici ambientali e,anche, di credibilità del Paese sui mercati finanziari”.
Il presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ha osservato come gli effetti di questa nuova norma si stiano già facendo sentire: “Le banche hanno già sospeso l’esame di tutte le operazioni di finanziamento relative a nuovi progetti per impianti a fonti rinnovabili, così come nella generalità dei casi hanno invocato le clausole di ‘grave peggioramento del quadro normativo’ e immediatamente bloccato qualsiasi nuova erogazione relativa a contratti di finanziamento già in corso”.
Ronchi ha sottolineato anche come le nuove norme danneggino il sistema Paese senza portare alcun beneficio diretto dal punto di vista del bilancio dello Stato, visto che le risorse per il pagamento dei certificati verdi ritirati obbligatoriamente dal Gse venivano già reperite da una specifica componente della bolletta pagata dai consumatori, mentre il potenziale azzeramento della capacità reddituale dell’intero settore inciderà negativamente sul gettito fiscale sia a livello centrale (mancate tasse per Irpeg, Irap e Iva) che a livello locale (per mancata corresponsione di canoni, Ici e corrispettivi convenzionalmente stabiliti con le municipalità)”.
“Così sono a rischio migliaia di posti di lavoro e le sorti di decine di imprese italiane, alcune delle quali quotate e si bruceranno in pochi mesi i positivi risultati registrati negli ultimi anni da uno dei pochi settori anticiclici, che aveva evidenziato un costante trend di crescita anche nell’ultimo biennio di crisi generalizzata”, ha concluso Ronchi.