I giovani quasi all’oscuro della crisi
Una ricerca mostra quanto sia serio il probema sulla gravità della situazione dei media.
La ricerca ‘Minori, mass media e crisi economica’, condotta dal Centro Studi Minori e Media di Firenze, ha coinvolto 1.235 studenti tra i 15 e i 20 anni di 17 scuole di 9 regioni italiane: Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia, Sardegna.
I dati che mergono sono allarmanti. Il 75,3 er cento dei giovani attinge le informazioni sulla crisi dalla televisione, solo il 7 si informa attraverso internet e il 9,2 dai giornali (di cui il 5,1 dalla free-press. Infine l’1,6% dalla radio.
Il 73,3 per cento di loto dichiara che i genitori seguono regolarmente le notizie sulla crisi, ma solo il 6 dice di avere avuto un grosso cambiamento nel proprio stile di vita, anche se nei giovani meridionali si registra una maggiore incidenza. Insomma, il controllo sull’informazione televisiva per quanto riguarda la crisi finanziaria ed industriale del Paese ha raggiunto il suo scopo, ovvero nascondere la gravità della situazione.
La manipolazione non passa inosservata: nove ragazzi su dieci vorrebbero ricevere più informazioni, mentre solo il 6 per cento ha detto che l’argomento “non interessa”.
Dall’analisi risulta che la famiglia tende ‘difendere’ i giovani tenendoli all’oscuro: solo la metà dei genitori, infatti, cerca di coinvolgere i figli e di responsabilizzarli sui problemi legati alla crisi.
In caso di situazioni familiari serie il 21,3 per cento dei genitori cerca di non coinvolgerli, anche se nel 60 per cento dei casi i riflessi sono minori acquisti e meno o nessuna vacanza.
La crisi economica è affrontata dai giovani quasi solo con i genitori. La scuola è assente ed i ragazzi parlano con i compagni solo per il 4,4 per cento. Il 30 per cento dei giovani con famiglie alle prese con problemi gravi si è reso conto del cambiamento di stile di vita, gli altri non ne hanno avuto alcuna percezione.
Tra loro il 6 per cento ha dovuto rinunciare alla discoteca, il 9 a fare sport, il 10 ad andare a mangiar fuori. L’83 per cento del campione ha ridotto “poco” o “per niente” l’acquisto dei beni come scarpe, vestiti, libri, riviste, musica, ricariche del cellulare, oggetti elettronici.
Un terzo degli intervistati, in questo momento, pensa che la propria vita rimarrà la stessa, la metà teme invece che peggiori, il 14 per cento è convinto che migliorerà, perchè “la gente tornerà a dare importanza alle cose essenziali”.
Emerge poi l’ignoranza sui motivi che hanno prodotto la crisi finanziaria mondiale. Per gli intervistati, le principali cause sono: evasione fiscale, presenza di paradisi fiscali e assenza di regole e organismi di controllo.
Per i giovani i primi “responsabili sono i governi”, che per uscire dalla crisi dovrebbero “sostenere le famiglie che non arrivano alla fine del mese, anche per evitare il rischio dell’aumento del divario tra ricchi e poveri”.
Il 65 per cento ritiene infine che la crisi influenzerà “poco” o “per niente” le scelte per il proseguimento degli studi e per la professione futura, anche se al Sud si rileva qualche preoccupazione in più.
Lo studio mostra come le consapevolezze diffuse sulla crisi siano generiche e quanto le famiglie, con l’intento di proteggere i figli, ne facciano dei cittadini incapaci di comprendere la situazione. Il ruolo della tv rimane dominante e la rete per i ragazzi italiani è ancora un luogo sconosciuto.
L’Italia insomma appare come un Paese narcotizzato e le conseguenze di questo stato di trance non potranno non essere drammatiche.