Bloccato l’orario di lavoro a 65 ore
Il Parlamento europeo ha respinto in seconda lettura la proposta di portare la settimana di lavoro nell’Unione europea fino a 65 ore, sul modello inglese. Soddisfatti i sindacati.
Da varie settimane la Confederazione europea dei sindacati (Ces) era sul piede di guerra, di fronte al tentativo avanzato dal Consiglio dell’Ue di introdurre la possibilità di derogare al limite delle 48 ore settimanali di lavoro.
Ebbene, ieri il Parlamento europeo ha respinto in seconda lettura la proposta di portare la settimana di lavoro nell’Unione europea fino a 65 ore.
Tutti gli emendamenti della commissione lavoro sono stati approvati con una maggioranza superiore ai 393 voti richiesti, essendo il provvedimento in seconda lettura. Una decisione che di fatto boccia il tentativo del Consiglio Ue.
L’assemblea in seduta plenaria ha approvato a larga maggioranza la relazione dello spagnolo Alejandro Cercas (Pse). Tutte le clausole che esulavano dal principio delle 48 ore, attualmente applicate dalla Gran Bretagna e, in modo meno generalizzato, da un’altra dozzina di Stati membri, dovranno essere abolite entro tre anni dall’entrata in vigore della direttiva.
Inoltre, il Parlamento europeo chiede che siano considerati a tutti gli effetti come tempo di lavoro i periodi di guardia delle professioni mediche e dei servizi d’emergenza (pompieri), mentre il Consiglio Ue (cioè i governi degli Stati membri) voleva distinguere fra periodo di guardia ‘attivo’ e ‘inattivo’.
L’assemblea, infine, ha respinto le disposizioni che avrebbero eliminato l’obbligo del riposo compensativo immediatamente dopo il periodo di guardia.
Senza un accordo tra Parlamento Ue e Consiglio “non c’è alcuna possibilità di modificare l’attuale direttiva” sull’orario di lavoro, ha commentato il commissario Ue al Lavoro e agli Affari Sociali Vladimir Spidla.
Esultano in Italia coloro che avevano maggiormente sostenuto l’inaccettabilità della svolta all’insegna del superlavoro. il viceministro del Lavoro nel governo ombra del Pd, Cesare Damiano, definisce la decisione del Parlamento europeo “una eccellente notizia”.
“Da questa decisione – aggiunge Gianni Pagliarini, responsabile Lavoro Pdci – escono pesantemente sconfitte le destre e la cultura che ne sottintende l’agire politico. Esce dunque sconfitto Berlusconi assieme ai ministri Sacconi e Brunetta, impegnatissimi in questi sette mesi ad attaccare costantemente i diritti acquisiti dalle lavoratrici e dai lavoratori in sessant’anni di lotte per la democrazia”.
Anche il segretario confederale della Cisl, Giorgio Santini, esprime soddisfazione per lo stop “alla decisione di esportare ed istituzionalizzare la flessibilità individuale sull’orario di lavoro che avrebbe potuto costringere i lavoratori europei ad orari settimanali di 60-65 ore”.
Dal canto suo, il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, considera il voto di Strasburgo “un risultato straordinario, superiore ad ogni aspettativa, che conferma la giustezza dell’iniziativa sindacale e che dimostra quanto fosse sbagliato il provvedimento della Commissione”.