Ronaldinho, Kakà, Dida, Emerson e Pato
Berlusconi li porta da Lula
Dopo le gaffe sul futuro presidente Usa, Barack Obama, Berlusconi insiste nella sua visione ‘privata’ dello Stato. L’avvenimento di ieri potrebbe sembrare marginale. Qualcuno potrebbe obiettare che le critiche sono le solite manifestazioni di incomprensione di oppositori ostinati se non “deficienti”.
Eppure forse le cose stanno diversamente. Alla conferenza congiunta che ha concluso i colloqui a Villa Madama tra i governi di Brasile e Italia, il presidente del Consiglio ha portato i suoi dipendenti-calciatori brasiliani del Milan, Ronaldinho, Kakà, Dida, Emerson e Pato.
In fondo i gocatori li paga lui e se possono servire per farsi pubblicità che male c’è a sfoggiarli in pubblico. Un buon padrone è magnanimo. I giocatori, anche grazie ai lauti guadagni offerti dal mondo della pedata, sono azionisti della compagnia petrolifera brasiliana Petrobras.
“Ho fatto questa sorpresa a Lula perché lui sa tutto di calcio. Vive il calcio come una metafora di vita”, ha detto il Cavaliere e poi ha aggiunto:”Questi campioni sono un esempio anche nella vita non solo sul campo di calcio”. Infine ha inventato un improbabile ponte culturale col Brasile: “Tante cose uniscono i nostri due Paesi” e riferendosi alla musica carioca ha scoperto che assomiglia molto “alla tradizione napoletana”.
Il presidente Lula allora ha salutato gli atleti, mentre con espressione compiaciuta Berlusconi sorrideva e mostrava con un gesto della mano di essere lui a versare lo stipendio ai suoi ‘dipendenti’ da accompagno.
Durante l’intervento di Lula, poi, ‘l’Uomo della provvidenza’ continuando a mostrarsi ogorglioso per la presenza delle sue proprietà si è coperto un lato del volto con la mano, come per volersi nascondere dall’ospite straniero, sentendosi in quel momento divertentissimo.
Berlusconi ormai naviga nella politica italiana non riuscendo più a distinguere una carica elettiva dal ruolo del proprietario di un’azienda quando convoca il Cda. Non riesce a vedere neppure le differenze e così come si infuria con chi lo critica e magnanimo con i suoi estimatori.
Dove siano finiti in tutto questo le regole democratiche ed il senso dello Stato è un rebus. Alcuni italiani però sono contenti, saranno cittadini o dipendenti del Paese?