Palermo dice no al pizzo
Udienza per 76 boss
Ieri, nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone a Palermo, si è tenuta l’udienza preliminare a carico di 76 tra boss, estortori ma anche commercianti che, negando di avere ceduto alle richieste del pizzo, avrebbero favorito la mafia.
E chissà cosa ha pensato il boss Salvatore Lo Piccolo mentre, dagli schermi del supercarcere di Opera in cui è detenuto, assisteva alla ribellione delle sue vittime. Lui, che per anni ha imposto il pizzo a decine di commercianti e imprenditori del mandamento mafioso più grande di Palermo è stato spettatore di una contestazione che gli inquirenti definiscono “storica”: 15 taglieggiati si sono costituiti parte civile contro i clan, dicendo “basta” al racket.
Un’udienza che ha contato il maggior numero di vittime mai costituitesi parte civile a Palermo: una pioggia di richieste sottoscritte non solo dai ricattati, ma da decine di associazioni antiracket, da Confindustria Sicilia, Confcommercio, Confesercenti, dagli enti territoriali (Comune e Provincia di Palermo) e per la prima volta anche dall’ufficio del Commissario straordinario Antiracket.
Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno ha dichiarato al termine dell’udienza: “Sono qui in rappresentanza del Governo perché voglio dire alle vittime che non sono sole. Oltre alle associazioni e alle forze dell’ordine, al loro fianco ci sono le istituzioni”. La speranza è che l’esecutivo superi la propaganda per mostrare un atteggiamento più deciso nei confronti dlle organizzazioni mafiose, al momento trascurate per far spazio al contrasto della microcriminalità, ben più remunerativa in termini di visibilità.
La lotta alla mafia ha ancora molta strada da fare. Durante l’udienza erano presenti Tano Grasso, presidente onorario della Fai, Federazione della associazioni antiracket. C’era anche anche il sindaco di Palermo, Diego Cammarata, criticato dai giovani di ‘AddioPizzo’.
L’udienza, celebrata a porte chiuse, si è esaurita con “le richieste di costituzione di parte civile sulle quali il gip si pronuncerà mercoledì prossimo”.
Qualche effetto positivo, dopo le scelte fatte dai taglieggiati di Palermo, c’è stato. A Caltanissetta alcuni drigenti di un’azienda vinicola, costretti per anni ad assumere uomini imposti dal clan Riesi, hanno permesso ai carabinieri di arrestatare due estortori.
“Segno che il cammino verso la libertà è stato finalmente iniziato”, ha commentato Tano Grasso. Ma la strada è lunga. “Siamo appena partiti – dice – e l’esperienza della rivolta è ancora circoscritta a pochi. In troppi ancora stanno a guardare”.