Motociclismo: Rossi e Agostini
Duello tra i due
Valentino Rossi punta in alto e, dopo aver battuto i rivali su tutte le piste del moto mondiale, vorrebbe insidare la leggenda di Giacomo Agostini.
Valentino Rossi è a caccia del mito: nel mirino del campione di Tavullia c’è il pilota più titolato di sempre, Giacomo Agostini. La trionfale stagione 2008 ha visto l’alfiere della Yamaha battere uno dei tanti primati saldamente in mano al campione della Mv Agusta, le 68 vittorie nella massima cilindrata.
Record che Rossi ha infranto nel gran premio del Giappone, a Motegi, salendo sul gradino più alto del podio per la 69esima volta. Ora Valentino punta a un altro primato del quindici volte campione del mondo: le 122 vittorie nei gran premi iridati.
Vittorie che in realtà sono 123, sebbene in gran parte degli almanacchi non venga conteggiato il successo in una gara di campionato del mondo della classe 750, a Hockenheim nel ’77. “Non capisco perchè non dovrei contarla – spiega il campionissimo di Lovere – visto che Valentino conta la mille, la ottocento, la cinquecento, la 250 e la 125. È giusto che anche io le conti tutte”.
Giacomo Agostini non ha mai nascosto l’ammirazione e la stima nei confronti di Rossi, ma al suo palmares ci tiene, e non fa sconti: “Io il record delle 68 vittorie nella 750 non lo consideravo un primato – puntualizza Ago – e quando mi sono trovato a fare un bilancio delle mie vittorie ho sempre considerato il totale, ovvero i 123 successi nel mondiale, i 15 campionati mondiali, le 311 gare vinte e i 18 campionati italiani”.
Come dire, quello di Rossi è un primato, ma di qualità ben diversa. “Se andiamo ad analizzare tutte le piccole cose, esce fuori anche il record della classe regina”, precisa l’ex pilota della Mv Agusta, non mancando di puntualizzare che ai suoi tempi in una stagione si correvano dieci o undici gran premi contro i diciotto di oggi.
Agostini però non vuol essere eccedere: “In fondo non è il caso di polemizzare, perché credo che Valentino si meriti tutto questo. È arrivato a sessantotto e gli faccio i miei complimenti. Ora può arrivare agli altri primati, ma se non ci riuscisse sarei più contento. In fondo se lui è contento a batterli, perché dovrei essere contento io a essere battuto?”.
Se le 123 vittorie in un gran premio possono essere alla portata di Rossi, appare difficile insidiare i 15 titoli mondiali di Agostini. Più probabile superare altri due talenti unici, come Carlo Ubbiali e Mike Hailwood, che di campionati ne contano nove a testa. Proprio al pilota inglese è legato uno dei ricordi più belli di Agostini, sparsi lungo la sua interminabile carriera su due ruote.
Chiamato a scegliere una gara su tutte nel suo sterminato albo d’oro, Agostini, a sorpresa, punta su una delle poche che non ha vinto: il Tourist Trophy del 1967, sul difficile tracciato dell’Isola di Man.
“Sono gare impraticabili per i piloti di oggi, ma conservano un fascino e un’importanza difficilmente eguagliabili”, ricorda l’indimenticabile centauro della Mv Agusta, che in quell’occasione lottò con Hailwood lungo i 67 chilometri del Mountain Circuit.
E proprio all’ultimo giro, quando Agostini riuscì finalmente a passare in testa, venne tradito dalla catena della sua moto. “È stata un’esperienza unica”, ricorda il campione, certo che almeno questo primato non potrà mai strapparglielo nessuno.
Ed a Rossi neppure quello per l’entità della multa ricevuta dopo l’evasione fiscale.