L’apartheid leghista
Critiche di “Famiglia cristiana” contro la mozione proposta dalla Lega e approvata alla Camera a proposito del trattamento speciale per i bambini stranieri: “Le classi-ghetto favoriscono la discriminazione”. La classe politica eletta nelle istituzioni parlamentari, come è giusto che sia, è chiamata a legiferare. E’ meno comprensibile che lo faccia con approssimazione, senza prendersi neanche la briga di sondare gli umori dei soggetti interessati ai provvedimenti in discussione.
Un esempio? La mozione proposta dalla Lega nord e approvata per una manciata di voti alla Camera. Il partito di Bossi ha proposto l’istituzione di una sorta di “classe-ponte” nelle scuole elementari, per favorire la futura integrazione dei bambini immigrati in difficoltà con la lingua italiana. Al termine della “quarantena”, un test dovrà decidere se i medesimi bambini saranno o meno ammessi nelle classi “normali”.
Nel corso di una trasmissione televisiva, il capogruppo leghista a Montecitorio Roberto Cota (primo firmatario della mozione) ha difeso a spada tratta il provvedimento, sostenendo che “a scuola si va per imparare” e che, perciò, un bambino straniero poco avvezzo alla lingua del Paese ospitante rallenterebbe l’intera classe. All’obiezione, rivoltagli da pedagogisti, insegnanti e presidi, Cota ha replicato che l’indicazione da lui proposta rappresenterebbe un aiuto (e non un ostacolo) all’inserimento dei minori immigrati.
Sul caso interviene anche il periodico cattolico Famiglia Cristiana, che – nel numero in edicola oggi – boccia senza mezzi termini le classi-ponte definendole “classi-ghetto”. La mozione approvata alla Camera, scrive il settimanale, “fa scivolare pericolosamente la scuola verso la segregazione e la discriminazione”.
“La ‘fantasia padana’ – denuncia il giornale – non ha più limiti, né‚ pudore e la Lega cavalca l’onda e va all’arrembaggio dell’immigrato”, dopo aver proposto le impronte ai rom, il permesso a punti e aver ostacolato i ricongiungimenti familiari.
“Il problema dell’inserimento degli stranieri a scuola è reale – si legge ancora su Famiglia Cristiana – ma le risposte sono ‘criptorazziste’, non di integrazione. Chi pensa a uno ‘sviluppo separato’ in Italia, sappia che quel concetto in altra lingua si chiama ‘apartheid’”.